Dinamiche fraterne
Chi ha più di un figlio lo sa. Ma, anche, chiunque abbia mai avuto un fratello o una sorella con cui condividere l’infanzia.
Non è tutto uguale. Anche qualora lo fosse. Due oggetti, pur perfettamente identici, per dimensioni, colore, forma, acquistate esattamente lo stesso giorno.
Agli occhi dei bambini, vi sarà sempre una differenza, per cui riuscire a litigare, partendo, solitamente, da urla belluine, che recriminano: “Questo è mio!”.
Uno scenario noto, familiare, soprattutto nella fascia d’età prescolare, che, indicativamente, coincide con la scuola materna.
Il seggiolino della discordia
Nel caso specifico, la mamma doveva essere un po’ all’antica, secondo i canoni oggi vigenti, perché aveva due bimbi, molto vicini di età, un maschietto e una femminuccia; ma non aveva predisposto due seggiolini identici, per loro. Rosa per lei, nero per lui.
Un giorno, uno dei due vuole scambiare il posto. Chissà perché. Forse, perché vuole sentirsi grande, come il fratello maggiore. Forse, vuole vedere il mondo da un’altra angolatura. Forse, con minore poesia e maggiore realismo, è solo stanca e fa i capricci. Al suo posto non vuole sedersi.
E, quando accade così, è dinamica consolidata, spesso è quando il tempo è tiranno, anche il genitore magari è stanco e non ha la lucidità di spiegare, di ottenere il rispetto della routine. Del resto, però, salire sul seggiolino è necessario. Anche se fa caldo, anche se la bimba non ne ha voglia. Lo impone il buon senso, oltre al codice della strada. La mamma lo sa.
E allora, nella maggior parte dei casi – i fratelli maggiori lo sanno bene! – spesso, cosa accade? Si cerca, appunto, la collaborazione di questi ultimi (spesso, attraverso il loro amor proprio), per convincere i più piccoli senza ricorrere a metodi più bruschi.
Uno scambio fatale
Chissà se quel giorno sia stato il primo di quello scambio, oppure fosse prassi consolidata.
Chissà se sia stato proprio Manuel ad avere l’idea, per rabbonire la sorella, oppure, al contrario, l’abbia fatto controvoglia, puntando i piedi, ma, alla fine, aveva ceduto, come il figlio solo apparentemente ribelle del Vangelo[1].
Però, di fatto, quel fatale pomeriggio del 16 giugno, sul seggiolino rosa c’era Manuel, su quello nero c’era la sorellina. In quell’incidente, Manuel è morto. La sorellina, invece, pur ferita, si è salvata.
Il mondo dei se
Quando il finale è tragico, come accaduto a Casal Palocco, persino una facezia infantile diventa motivo di riflessione.
Chissà se, invece… cosa sarebbe successo? Come fai a non domandartelo?
Se l’auto fosse ripartita anche solo qualche secondo dopo, avrebbe incrociato lo stesso il SUV?
O, al contrario, senza un contrattempo, un litigio… cosa sarebbe cambiato?
Se lo domandò il film Sliding Doors.
Cambiare tutto e… niente!
Una vita, per una vita. Un bambino nel posto sbagliato. Ma… era sbagliato?
Sarebbe cambiato qualcosa?
Niente. E… tutto!
Una madre potrebbe davvero scegliere a quale figlio rinunciare?
Eppure, nessuna vita è uguale ad un’altra. Nell’impossibilità di scegliere, una vita si è frantumata, al posto di un’altra.
Nessuno sa – forse neanche la madre, che, per un processo psicologico difensivo, ha sicuramente dimenticato molti dettagli – per quale motivo Manuel abbia preso il posto della sorellina.
Il valore di una vita
Chissà se qualcuno troverà mai il coraggio di raccontarle questo dettaglio. Tuttavia, pur se razionalmente nessuno potesse essere consapevole di quanto sarebbe accaduto in seguito, ai genitori che, come quelli di Manuel, stanno piangendo un bimbo piccolo morto in modo tragico, si domandano “Perché metterlo al mondo, per poi vederlo morire così?”… è valsa la pena.
Varrà sempre la pena. Il dono di una vita di un fratello, di una sorella, di un amico non si conta in giorni od ore. Non cambia il proprio valore in base alla loro quantità.
Per quattro anni, la sorella di Manuel ha avuto un fratello con cui giocare, litigare, fare la lotta, incolpare ingiustamente dei guai… questi ricordi d’infanzia nulla potrà toglierglieli.
Neppure l’ultimo. Un tragico scambio. Fatale, per lui. Vitale, per lei. Impensabile la sua importanza, fino a quello schianto. Ora, però, l’ultimo ricordo di Manuel è del fratello maggiore che prende il posto della sorellina. E, forse (senz’altro?!) inconsapevolmente, ma le salva la vita.
Né merito, né colpa
In un pomeriggio di giugno, a Roma, tante sono state le vite cambiate, in pochi secondi.
L’augurio, pensando a questa bimba, è che possa, col tempo, pensare con gratitudine a quel fratello che ha preso il suo posto, nell’appuntamento con la morte.
Senza nessun merito. Ma anche senza nessuna colpa, da parte di lei. Perché, alle volte, c’è una gratitudine che non può essere ascritta ad alcun merito. Ma richiede di attingere all’amore, perché l’odio e il risentimento non sovrastino le vite di chi, innocente, ha dovuto confrontarsi così precoc
[1] Cfr. Mt 21, 28-32
Rif. Informazione.it – Repubblica
Fonte immagine: Thedrive
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