brigittaUn nudo d’autore non ha prezzo. Figurarsi se l’artista è donna e si chiama Brigitta Bulgari (Cocsis all’anagrafe). Il rischio per la sua celebre e provocatoria bellezza è ora di 12 anni di carcere per aver ostentato atteggiamenti porno in fronte a minorenni durante uno dei suoi spettacoli. Il reato contestatole è di “pornografia minorile” e il carcere di Belluno ne sta custodendo i suoi lineamenti in questo mese: per la felicità degli agenti penitenziari e la sicurezza di spose e madri che chiedono giustizia. La chiamano “bocca di rosa” per la sua arte: dunque chi le s’avvicina dovrebbe pur sapere che ogni rosa ha le sue spine. E ogni bellezza ha una potenzialità di provocazione inaspettata. Tutti condannano il favoreggiamento alla prostituzione: figurarsi se ad essere coinvolte sono le storie giovani. Ma stavolta la sete di giustizia ha smascherato una realtà che merita attenzione. E traduzione: per non sfigurare di fronte ai fatti.
Brigitta si spoglia e provoca: in un locale i cui gestori dovrebbero assicurare la presenza esclusiva di gente minorenne. Come fa una donna, lavoratrice sul palco, con i riflettori puntati addosso distinguere se nel mezzo di quelle che per lei sono solo ombre ci sta un ragazzo di 17 anni e mezzo o di diciotto? Capisco che se ne intenda di volti e sia avvezza alle anagrafi, ma è pur lecito immaginare la difficoltà di curare i dettagli in quei spettacoli. Lei si spoglia e le donne minacciano ritorsioni: per l’incolumità dei figli minorenni e dei mariti stanchi della quotidianità amorosa. Quando invece la sera – magari nel mezzo di una cena in famiglia – la televisione propina in “fascia protetta” provocazioni fulminee, palpeggi in mondovisione e doppi sensi ambigui fino all’esasperazione, l’unica realtà che denuncia è il Moige (il Movimento italiano genitori, ndr) che si vede contraccambiare questa premura con l’accusa di “favoreggiamento al bigottismo”. I giovani organizzano e s’ingegnano la loro esistenza nella loro immaginazione mentale. Consci che l’immaginazione è una zona delicatissima e di fragile abitabilità, è più violenta l’immagine di una donna che si spoglia nuda in appositi locali (vietati ai minorenni) o i fotogrammi di Ciao Darwin, La pupa e il secchione e altre porno-strutture televisive che fanno passare messaggi nel mentre la famiglia condisce l’insalata, sparecchia la tavola e si fa il segno della croce? La violenza di un nudo è più occasione di tristezza che di soddisfazione per un giovane. Ma la tecnica del “vedo-non vedo” decuplicata alle stelle nel dopocena della televisione è molto più deleteria. Se la prima è un acquazzone estivo che poco produce nella pietra, la seconda è una goccia impercettibile ma continua capace di scavare un buco nella durezza di una roccia. Con l’approvazione di genitori che non s’azzarderebbero mai di spegnere la televisione quando, per citarne una, si pubblicizza un profumo incastrandolo nel senso nudo di una donna o quando la modella di turno è testimonial di una radio sistemata tra le gambe. Per non parlare dei pneumatici, dei freezer, delle docce e dei rubinetti idraulici: cosa c’entri la presenza di una donna là in mezzo nessuno più se lo chiede. Nemmeno i ragazzi: che all’eros-dominio sono avvezzi fin dalla prima infanzia. E se non guardano la TV è semplicemente perchè il web ha già sbaragliato la concorrenza raccontando il lolitismo e pubblicizzando l’adultizzazione delle discoteche.
I giovani non hanno bisogno di essere protetti da Brigitta Bulgari. Ma da un falso moralismo che ha perso di vista il senso della misura. Favorendo la libera frequentazione del web dove la provocazione di Brigitta – a confronto – è solo un preliminare a viaggi ben più spericolati. E di difficile controllo.

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