“Sbagliato, imparato, sbagliato, imparato…molte volte”, “ho imparato a sbagliare e chiedere scusa”, “ho scoperto come si lavora in gruppo”, “quest’anno è stato molto bello perché ho conosciuto persone a cui ora sono affezionato e non sono cresciuto solo di altezza ma anche di testa”.
E su questa falsa riga potrei continuare.
La consegna, alle mie nove classi, nella mia testa era molto semplice: su un muro virtuale, attacca un post-it in cui scrivi cos’hai imparato quest’anno a educazione fisica, cos’hai scoperto di nuovo su di te, cos’hai scoperto di saper fare.
E…loro ti sanno sempre sorprendere!
Perché nella mia testa di prof avevo già in mente più o meno cosa avrebbero potuto scrivere, in campo sportivo, ovviamente. In realtà, volevo anche sondare se la mia percezione del percorso fatto insieme fosse la stessa loro, volevo ricevere conferme che ci fossero “stati” veramente, non per la mia autostima, quanto per ricalcolare eventualmente il tiro l’anno prossimo. Cogliere cos’avesse funzionato e cosa meno, se fosse meglio fare prima basket o pallavolo, se la giocoleria fosse piaciuta come proposta o se entusiasmasse solo me.
La richiesta del post sul padlet virtuale serviva, insomma, come strumento per fare memoria e per prendere consapevolezza della strada fatta e del bagaglio aggiunto e acquisito.
Poi, però… loro ti sorprendono! Sì, perché, tra un “mi è piaciuto giocare a calcio” e un “è stato bello fare orienteering” mi hanno lasciata senza parole. Sono stati come l’orchidea che fa sbocciare un nuovo fiore all’improvviso (e chi, come me, è negato con le piante, sa quanto questo evento sia realmente un evento!), come le sorprese che non ti aspetti (non si chiamerebbero così, altrimenti!), come quel “fuori schema” non calcolato. Non perché non li reputi capaci, anzi, ma perché nello schema prefissato avrebbero dovuto “solo” parlare di sport. E, invece, loro ti sorprendono!
Dopo un anno, con un post-it di poche sillabe, ti raccontano che sono “nuovi”, non più come sono entrati a settembre. “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. In silenzio (oddio, non proprio in silenzio!) hanno imparato a sbagliare, ad accogliersi, ad accettare la sconfitta, a riconoscere “il carattere dell’altro”, a mettercela tutta per perseguire un obiettivo, a lasciarsi interrogare dalle storie degli atleti incontrati in vari modi, hanno imparato anche a sbagliare e si sono pure divertiti (sì, perché a scuola si può imparare divertendosi!).
“Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa” (Mc 4,27)
Quando ho letto i loro post-it, mi sono commossa. C’è ancora così tanta bellezza e novità da far uscire da questi 12-13-14 enni, bellezza che io non sempre vedo o non in modo così evidente. Siamo abitati dalla profondità, siamo fatti per la novità, e se è bastato un post-it virtuale per farla trapelare, forse è necessario stimolarla ad uscire molto di più, perché risana e rinnova il cuore di tutti. Il mio, da oggi, sicuramente.
Fonte immagine: Bpmconsult