The Chosen, serie tv

Una scelta ampia?

Una delle difficoltà maggiori per chi utilizza piattaforme di streaming per guardare film e serie, Netflix, Dinsey+, Prime video, in primis, è quella di destreggiarsi nello scegliere cosa guardare, perché l’offerta sembra sconfinata, costantemente aggiornata, anche se, il più delle volte – va detto – è mediocre, persino scadente, in certi casi. Ogni tanto, appare qualche bel film, che, non a caso, va a finire sotto la categoria dei “premiati”, messi lì, pare, per non far cambiare idea all’abbonato cinefilo che, deluso, almeno un paio di volte l’anno pensa se sia davvero il caso di spendere un obolo mensile per una montagna di video che non guarderà.

“In direzione ostinata e contraria”

Ma c’è anche chi va “in direzione ostinata e contraria”, come canterebbe De Andrè, per parlare, liberamente e nel modo in cui vuole, di qualcosa che alle major del cinema oggi non piace più molto, a meno che non sia tendenzialmente scandaloso, quel tanto che basta per mettere un po’ di pepe e portare lo spettatore davanti al piccolo o grande schermo. Questa cosa, che le grandi case del cinema non amano più molto e su cui non investono, sono le storie bibliche.

Un sequel impegnativo e ancora inconcluso

Vi ricordate The passion di Mel Gibson, forse il film più bello su Gesù di Nazareth, e il successo che ebbe? Ecco, il regista sta cercando di portare a termine il sequel, perché la storia di Gesù di Nazareth non finisce sulla croce, come ben sappiamo dagli spoiler pasquali offertici dai vangeli, anzi, non finisce proprio, ma continua al sepolcro, con la risurrezione. Mel Gibson, a quanto pare, non riesce a concluderlo perché il suo è un progetto ambizioso e un progetto ambizioso, in questo caso, richiede un budget notevole, su cui nessuno se la sente d’investire.

Una sfida al piccolo schermo

Chi sta riuscendo in questa direzione, ostinata e contraria, è il regista Dallas Jenkins che, nel preparare un corto sulla Natività, su richiesta della propria comunità evangelica, si è ritrovato a girare una serie su Gesù di Nazareth. È lui stesso a dirlo, in apertura all’episodio pilota della nascita di Cristo. Una serie su Gesù? Perché no, nessuno ancora l’aveva davvero fatta, a questo modo. Ed ecco una sorta di miracolo, ecco The chosen, che da noi suona come “l’eletto”, “il prescelto”.

Un miracolo?

Un miracolo perché la serie è interamente nata attraverso il crowdfunding, una raccolta fondi in perfetto spirito cristiano, dove ogni episodio vede la luce solo se gli spettatori (e i fedeli), ricchi o poveri che siano, lo finanziano tramite donazioni. Realizzarne uno, attualmente, costa tre milioni di dollari. Siamo a metà della quarta stagione. La visione, attraverso il sito della casa produttrice, la Angel Studios, o attraverso app, è completamente gratuita, non servono abbonamenti. In realtà, da qualche mese, si può trovare anche su Netflix, che ha fiutato l’affare, visto il boom di successo e visualizzazioni.


Un ritardo nel doppiaggio, un invito per gli amanti della “lingua originale”

In italiano è stata doppiata solo la prima stagione, purtroppo. Le altre sono tutte in inglese o nelle lingue proprie di quei paesi che hanno deciso, attraverso gli spettatori stessi, d’investire su The Chosen. In Italia è ancora troppo poco conosciuta, o forse troppo poco finanziata, e questo le impedisce di progredire nella nostra lingua, ma se uno conosce l’inglese o lo spagnolo, per esempio, può guardarle tutte.

La colonna sonora

La bellezza di questa serie comincia già dalla colonna sonora, Walk on the water di Matthew S. Nelson e Ruby Amanfu: …jump in the water/ got no trouble with the mess you been / walk on the water, salta in acqua, non avere problemi con il casino che sei stato, cammina sull’acqua.

Ad accompagnare la canzone un banco di pesci stilizzati, tutti di color grigio, che nuotano nella stessa direzione, ma, ad un certo punto, uno di questi si illumina, diventa azzurro e cambia direzione, rispetto agli altri pesci, e comincia a nuotare controcorrente. Perché l’evento Gesù, essenzialmente, è questo: ad un certo punto, nella propria vita, si inverte la rotta, si cambia strada, anche a costo di andare contro corrente, in direzione ostinata e contraria.

Una serie, che diventa testimonianza

Una serie bella, finalmente, sulla vita del Maestro. In alcuni momenti, forse, un po’ troppo in stile americano per i nostri gusti, ma, comunque, assolutamente da vedere. Perché strada facendo, attraverso gli episodi, quasi si percepisce che chi sta al di là dello schermo e dietro la macchina da presa, è mosso dal soffio dello Spirito e non è lì semplicemente per lavoro o per interpretare al meglio il copione, ma per testimoniare il Vangelo anche attraverso il cinema. 


Fonte immagine: The Chosen, Gesù tocca il lebbroso

Alberto Trevellin (Padova 1988), laureato in scienze religiose prima a Padova, poi a Venezia, è insegnante di religione. Sostiene che i bambini salveranno il mondo e che senza di essi non potrebbe vivere. La mattina, quando si sveglia, guarda verso il monte Grappa, per il quale ha un amore smisurato. Ama camminare tra le alte cime delle Dolomiti, correre in mezzo ai boschi, andare per sentieri sconosciuti. È sposato con una donna che crede affidatagli da Dio e ha due bambine bellissime quanto vispe.

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