Onda

Un percorso, dentro di noi

Ci sono stagioni della vita in cui ci potrebbe venire chiesto di fare un lungo percorso dentro di noi.
Un percorso che sta a ciascuno decidere se intraprendere o meno. Si potrebbe serenamente silenziarlo, come si fa con il cellulare, o, meglio ancora, metterlo in modalità aereo, cosicché nessuna notifica possa venire a disturbarci. Perché sappiamo che sarebbe un percorso faticoso, doloroso, a tratti talmente buio che non sembra più vero possa esistere la famosa luce in fondo al tunnel.

Un invito – talvolta – indeclinabile

Di fronte a queste occasioni che la Vita ci offre, a volte possiamo declinare l’invito, altre, invece, ci ritroviamo costretti ad accettarlo poiché siamo talmente tanto invischiati, disperati o segnati che non è più possibile tornare indietro.
È una sfida grande rimanere sulla barca in mezzo alla tempesta e quella domanda che il Maestro, destatosi dal sonno, pone ai suoi discepoli: “Perché avete paura?” in alcuni giorni di questo percorso può sembrare così cinica, insensibile e fuori luogo.

L’altra riva

Eppure, poi si approda all’altra riva. Ci vuole tempo.Anche compagni di viaggio: si imbarca talmente tanta acqua che, senza, non sarebbe possibile.
Ci sono così tanti momenti di smarrimento e buio in mezzo al lago, alle onde, ai flutti impazziti, al vento che schiaffeggia la faccia, che senza questi compagni non si potrebbe tenere accesa la certezza che “l’altra riva” esista.
È necessario attraversare la tempesta con altri cuori e con il Maestro. Questa traversata ha già di per sé qualcosa di miracoloso, sapora già di grazia.
Ma il Maestro, non appena approda con tutta la sua ciurma sulla sponda opposta del lago, scende solo Lui dalla barca e subito incontra un indemoniato. Non è sufficiente attraversare il mare, si potrebbe rischiare di rimanere sulla barca, in attesa del ritorno del Maestro, senza mai mettere piede dall’altra parte.

I demoni della traversata

Mi sembra, invece, sia necessario, per vivere, venire liberati anche dalla Legione di demoni con cui abbiamo lottato durante tutta la traversata notturna. Se è stato un dolore che rischia di far impazzire, se ci è sembrato di affogare, di non avere più appigli, di non avere una direzione e di sopravvivere solamente… è ancora più frustrante accorgersi di essere sbarcati sani e salvi sulla terra ferma, ma di essere ancora una volta intrappolati.

Bisognosi, per essere liberi

Accorgersi di essere bisognosi di essere liberati proprio in quelle parti che abbiamo solamente attraversato nella tempesta. È una lotta tra il fare memoria del viaggio compiuto (delle Parole ricevute nel tragitto, dell’intervento del Maestro, delle cause di quel dolore attraversato) e le catene dell’istinto, della nostra creaturalità che permangono. Ci potremmo sentire divisi, scissi. Razionalmente consapevoli, capaci di memoria grata, eppure ancora sotto attacco nelle nostre parti più viscerali e deboli. E ci ritroveremmo a combattere per non perdere la terra ferma conquistata, provando a compiere scelte che fanno male. Che dicono amore verso di noi, mentre camminiamo provando a evitare i nostri sepolcri. E ci sentiamo tormentati.

La necessaria liberazione

Noi possiamo anche combattere con la Legione che ci abita per contrastarla, ma la verità è che solo il Maestro ha il potere di liberarci definitivamente. Solo così Lui potrà risalire sulla barca con altri, per altri, e noi essere testimoni della Misericordia e della Liberazione accordataci.


Fonte immagine: Pexels

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