L’altra faccia della scuola: quella profumata, libera, veloce e appassionata. Quella che si consuma tra il giugno delle prime spiagge e il settembre dei campi dorati di grano, tra una pagella scarabocchiata e un diario pronto per essere istoriato di graffiti, tra la fatica dell’anno passato e l’ansia di un anno a venire. Perchè tra giugno e settembre va in onda l’altra faccia della scuola, dove i programmi ministeriali sono stilati dagli studenti, i libri da acquistare dipendono dalle loro passioni, gli orari delle lezioni variano con il mutare del tempo e delle emozioni. E’ il periodo dove la scuola diventa creatività, passione e inventiva, dove la mattina t’alzi col sorriso perchè t’attende quel museo da visitare, quel libro da leggere, quell’autore d’andare a scoprire, quell’escursione ideata nel silenzio della notte. O nel vespro di qualche aperitivo sorseggiato nella piazzetta in compagnia.
estateBella la scuola frequentata d’estate: perchè la staticità dell’apprendimento diventa mobile, la noia dello star seduti si cancella camminando, l’apatia di certi insegnanti tramonta sotto le cuffiette di un Ipod acceso. Sarebbero da valutare anche al termine dell’estate i nostri ragazzi. Perchè tutti son capaci di studiare il giorno prima dell’esame, imparare un libro a memoria sotto l’ansia di una bocciatura, essere galanti e cortesi per ben figurare all’interrogazione. Ma il vero volto della loro curiosità lo si misura quando il tempo sta nelle loro mani. Appena ritirata la pagella li vedi imbarcarsi per Londra, Edimburgo, Cambridge e Dublino: alla ricerca di quell’inglese perfetto che li renda cittadini malleabili di un mondo in continua ebollizione. Li attende lo studio, la scuola, l’apprendimento: eppure partono fischiettando, in frotta, col sorriso nei passi. Perchè hanno scelto loro di rinunciare alla “vita del muretto” pur di non apparire stranieri nei loro sogni. E farsi trovare preparati quando il primo treno aprirà loro le porte della vita. E chi non va sulla lingua, sceglie gli stage professionali: per dare concretezza alla semplice teoria della scuola, per mettere via qualche soldino, per sentirsi più liberi di fronte a quel maglione che conquista lo sguardo sotto le luci del prossimo Natale. Ma c’è anche chi, borsa in spalla e quintali di sopportazione già allertata, sceglie le settimane sportive: per inseguire un sogno, per gustare il profumo della fatica, per affinare e affilare quel fisico che, sotto sforzo, aiuta a ideare sogni fantastici. Settimane d’allenamento, serate in cui si rincasa presto, magliette sudate al mattino e profumate nel meriggio, simulazioni e ripetute per abbassare d’un secondo il proprio record, ideare una nuova traiettoria per il goal, sfidare quello spuntone di roccia, migliorare quella prestazione in salita. Conquistarsi la fiducia di quell’allenatore.
“Credere, obbedire, combattere” sta scritto ancora in quella che un tempo era una vecchia dogana, appena oltre il confine del vecchio impero austro – ungarico. E’ d’estate che si crede con libertà alla vera passione, che si obbedisce ai sussulti del proprio animo, che ci si anima per i propri ideali. E’ d’estate che il sapere ritrova il suo antico sapore: quello che dai libri t’accompagnava fin sul limite di un futuro da inventarsi da zero. Certamente ci son alunni che, asini nell’immaginario dell’insegnamento, asini rimarranno per tutti gli anni a venire e le bocciature a passare. Ma un’estate da protagonisti varrà loro, all’ingresso del nuovo anno, il titolo di “asino creativo”. Dove per creatività s’intende la voglia di conoscere, d’apprendere, di rischiare. Di mostrare che sotto quella faccia da alunno negligente c’era una curiosità pronta a farsi accendere nel caso fosse stata trafitta da una parola capace di immaginazione. E d’affettuosa comprensione.
Con buona pace di chi pensa ancora che per fare una scuola basti una cattedra, un registro e uno sguardo spento ma professionale.

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