Abbiamo visto tutti delle cose bellissime sciuparsi sotto un inopportuno “non è il momento giusto”. Eppure – ritorno per un attimo bambino, alla mia passione per i dinosauri – se i dinosauri sono scomparsi per un semplice capriccio voluto dal destino, questo significa che i mammiferi che li han sostituiti hanno avuto il gran merito (la gran fortuna) di trovarsi al posto giusto nell’istante giusto. Il Vangelo, ad ogni dove, pubblicizza “il momento giusto”. Che a noi, detto con sincerità, ci mette addosso un po’ di angoscia, di stress: tutto ciò di cui non abbiamo piena conoscenza, controllo, se non s’illumina nello stesso momento in cui vorremmo, inizia a molestarci. A renderci irrequieti, inquieti, ansiosi. Per questo Cristoddìo – nessuno come Lui ha mai spinto così tanto sul momento giusto – ha la cura di usare la carota, dopo aver mostrato il bastone: «Non temere, piccolo gregge, perchè al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno di Dio». Eppure che sia piaciuto non significa che verrà consegnato automaticamente: il Vangelo, prima di ratificare la celebre teoria della “persona giusta al momento giusto”, accende i riflettori sul tema clou del mistero cristiano: la volontà. Che contribuirà a creare quella persona che, accettando il rischio dell’attesa, diventerà la persona giusta che, al momento giusto, andrà a bersaglio. Senza la volontà si annullerebbe la libertà.

È in quell’attimo, mai ipotizzabile, che tutto diventerà straordinario: la luce giusta, al momento giusto renderà tale il tutto. «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese» è il consiglio del Nazareno. Pronti come «quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze». Il padrone è padrone del suo tempo: chi gli sta sotto non potrà imporgli l’ora di rincasare. Potrà fare tardi, potrà rientrare presto, potrà andare e venire più volte. Anche lui, però, ha un cuore: pur avendo un castello per casa, conosce bene che la solitudine nera non è quella di ritornare e trovare la luce spenta, il frigo vuoto, il letto ancora da rifare. La paura è di rientrare e di non trovare nessuno che lo stia aspettando. È per questo che, quando trova qualcuno ad attenderlo, si stupisce e fa cose che nessun padrone si sognerebbe di fare, per non perder la faccia: «Si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli». Sa bene che, di notte, la stanchezza gioca brutti scherzi, la palpebre si appesantiscono più facilmente, il cuscino è una calamìta. “Se questi mi amano davvero, però – è il suo ragionamento – la notte sarà una forma di romanticismo. Se non mi amano sarà soltanto buio”. Non dà nulla per scontato, ma «se giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!». Beati davvero, visto che gli straordinari dell’attesa vengono pagati con azioni non monetizzabili in borsa: il padrone s’improvvisa servo e il servo diventa in un battibaleno un signore.

L’uomo saggio aspetta il momento giusto, l’uomo pazzo lo anticipa, l’uomo imbecille se lo lascia scappare: si capisce l’importanza della puntualità quando si arriva tardi nella vita di qualcuno. Tutti, sapendo l’ora esatta, si farebbero trovare pronti, sulla porta: ci si potrebbe coricare, postare la sveglia, e tenere un po’ l’orecchio desto. Troppo facile: d’altronde, «se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa». Non è puntualità, è rispetto per le persone: è la manifestazione più estrema di anticonformismo, ed è per questo che passa inosservata quasi sempre, eccetto agli occhi rapaci di Dio. Poi, in caso di vera emergenza, è pur vero che il padrone saprà estrarre il celebre coniglio dal cilindro: puoi essere la cosa giusta nel posto sbagliato o la cosa sbagliata nel posto giusto e Lui saprà far accadere qualcosa di divertente. Ma la condizione resta la stessa: «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (cfr Lc 12,32-48). C’è chi si preoccupa di accaparrarsi un qualcosa che appartiene al re e chi, invece, decide di sposare il re, perchè sposandolo avrà il tutto di lui.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo» (Vangelo di Luca, 12,35-40).

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