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Il Vangelo ci porta nella valle del Giordano, presentandoci la figura di Giovanni, intento a battezzare in quei luoghi, dove troviamo anche i suoi discepoli ed un giudeo, con il quale s’innesca una discussione riguardo alla purificazione rituale. Il Battesimo di Giovanni richiama la penitenza e la conversione, in vista dell’avvento del regno di Dio. Forse, per questo motivo, qualche giudeo si domandava se fosse o meno lecito, rispetto alla loro Legge, tale attività e, conseguentemente, voleva approfondire la questione. 
Tuttavia, non abbiamo modo di verificare l’eloquenza e la prontezza di risposte del Battista, perché abbiamo notizia dell’arrivo di un messaggero, che, allarmato, gli notifica come “colui che era con [lui] dall’altra parte del Giordano e al quale [ha] dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui”. Lo avverte, come una forma di ipercorrettezza, come un avvertimento solerte, affinché non si senta preso in giro o, come si direbbe oggi, bypassato, senza esserne preventivamente avvertito, da quel Cristo che l’ultimo dei profeti aveva contribuito a far conoscere, oltre che aver battezzato. In realtà, vediamo che il Battista non risulta affatto allarmato, anzi, pare persino compiaciuto.  

“Ecco l’Agnello di Dio” (Gv 1, 29). Quante volte devono essere risuonate, nella mente del Battista, queste parole! Probabilmente, ispirate dall’alto, per lui avevano un significato unico e particolare. Era ben consapevole del suo ruolo centrale rispetto alla venuta messianica. Centrale, perché importante. Ma collaterale, perché doveva aver percepito che fosse necessario che, ad un certo punto, facesse un passo indietro, perché al centro della storia e della scena del mondo rimanesse lui e solo lui. Il Cristo, il Figlio di Dio, che deve venire nel mondo.  

Forse, era con un po’ di trepidazione che attendeva questo momento, con quel brivido d’incertezza dato dalla consapevolezza che doveva essere in grado di comprendere precisamente il momento esatto.  
Era tutta la vita che si esercitava per questo. Per questo era nato, per questo era venuto al mondo. Per anni, aveva abitato il silenzio, imparato a discernere ogni sfumatura del silenzio che il vento portava alle orecchie, per poter meglio udire il sussurro leggero della Parola di Dio.  

«Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena» (Gv 3, 29) 

Leggendo il Vangelo della V domenica di Avvento, al contrario di quanto afferma, di sé, il Battista, che si mostra scevro d’ogni invidia, è, invece, a noi, che si avvinghia un’incredibile invidia.  Probabilmente, il pensiero che occuperà il nostro cuore, sarà “Magari potessi trovare un amico così!”. Se il nostro cuore è puro, il primo pensiero sarà “Che bello poter essere un amico come il Battista!”. 

Nel frattempo, passato il primo pensiero, non ci resta che fermarci a contemplare la bellezza del disegno di Dio, che, nella sua mistica unione con la Chiesa e con l’umanità, ha voluto comprendere anche la dolcezza di un’amicizia vera, disinteressata, sincera. Di quelle che riempiono il cuore e lo nutrono di autenticità. 


Rif. Vangelo festivo ambrosiano, nella V Domenica di Avvento, anno C

VANGELO Gv 3, 23-32a 

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito». 


 Fonte immagine: gelestatic

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